Infedele by Ali Ayaan Hirsi

Infedele by Ali Ayaan Hirsi

autore:Ali, Ayaan Hirsi [Ali, Ayaan Hirsi]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Cara volpe bugiarda,

tu non hai bisogno di me e io non ho bisogno di te. Ho appena invocato Allah perché ti copra di vergogna, come tu hai fatto con me. Amen! Questo è l’ultimo messaggio che riceverai da me, così come la tua lettera è l’ultimo messaggio che accetterò da te. Va’ all’Inferno! E che il diavolo ti accompagni.

Aggiunse, in furenti maiuscole: «che allah ti punisca per il tuo inganno. amen!».

Firmato «l’idiota!»

I miei timori che mio padre mi uccidesse si attenuarono. Per lui, ora, ero già morta.

E benché fisicamente indenne, mi sentii come se mi avessero dato un violento calcio nello stomaco. Ero una reietta.

Comprai una tessera telefonica e composi il numero della famiglia indiana che viveva accanto a noi a Park Road. Domandai loro di andare a chiamare Haweya.

Avevo troppo bisogno di lei. Era la prima volta che le parlavo da quando ero partita.

Disse che aveva letto la mia lettera ad Abeh ed era fiera di me. Disse anche di essere dispiaciuta per me e mi avvertì di stare in guardia: nostro padre poteva ancora venire a cercarmi. La sua furia era spaventosa, persino per lei.

Chiesi a Haweya di portare Ma’ a casa dei vicini la settimana seguente e di convincerla ad accettare di parlarmi.

Quando sentii la voce di mia madre, la linea gracchiava tanto che sembrava provenire da un altro pianeta. Disse: «E così hai fatto quello che sospettavo avresti fatto». La sua voce salì di tono: «Lo sai come mi trattano qui?». «Haweya me l’ha detto» risposi. Poi aggiunse: «Hai commesso un terribile errore, ma sarai sempre mia figlia». Continuò: «Tuo padre è fuori di sé. Non hai paura che ti maledica? Le sue maledizioni sono più efficaci di quelle di una madre».

«Vorrei tanto vederti» dissi. Mia madre mi augurò buona fortuna prima di riagganciare, fu molto gentile, promise che avremmo parlato ancora. Poi cadde la linea.

Mi sentii come se stessi vivendo l’episodio conclusivo della mia vita. Avevo rotto con mio padre, che mi aveva maledetta, e avevo deluso mia madre. Pensai che sarei morta e mi sarei risvegliata nell’Aldilà, dove non ci si può nascondere dal giudizio di Allah. La lista dei miei peccati era infinita: avevo disonorato i miei genitori, respinto un legittimo consorte, trascurato la preghiera quotidiana, portavo abiti da uomo e mi ero tagliata i capelli. Il libro delle cattive azioni scritto dall’angelo sulla mia spalla sinistra avrebbe sicuramente pesato più dell’esile volumetto degli atti meritevoli.

Dopo la lettera di mio padre stetti male per mesi, ma ormai non potevo fare altro che andare avanti nella direzione che avevo preso.

12

Haweya

Lentamente, il tempo migliorò e così pure la mia padronanza dell’olandese. Lo staff del centro per richiedenti mi incoraggiò a tradurre dal somalo direttamente in olandese, anziché in inglese, correggendo pazientemente i miei errori. Era come andare in bicicletta su una strada dissestata, ma facevo progressi.

Sylvia, in particolare, mi sosteneva costantemente. Secondo lei avrei potuto richiedere al governo olandese di convalidare gli esami che avevo sostenuto in Kenya come equivalenti all’esame di maturità e, se davvero l’avessi voluto, avrei potuto iscrivermi all’università.



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